Quest’anno Clive Christian ha presentato il terzo capitolo della Private Collection, scegliendo una nuova lettera del suo nome (dopo la C di Clive nel 2010 e la V di Victoria, sua figlia, nel 2012), la L come Love, il sentimento per eccellenza vissuto e ricambiato dall’uomo e dalla donna in tutte le sue espressioni, sia esso puro o passionale, tenero o travolgente, declinato ancora una volta nella versione maschile e in quella femminile, due jus molto diversi tra loro ma uniti dal comune denominatore della rosa, quasi un cliché in tema amoroso, una sua metafora universale. L for Women e L for Men. Come di consueto due fragranze identiche nel nome e nel flacone, esibizioniste nell’aspetto quel tanto che piacerebbe a Quentin Crisp, con l’imponente e pesantissima Royal Crown a fare da tappo ad una bottiglia di prezioso cristallo marrone su cui spicca un lettering in oro intarsiato, il tutto racchiuso nel solito scrigno laccato, rivestito di pelle fuori e di seta dentro.
Nella variante femminile la rosa damascena viene esaltata nel cuore del jus dall’abbinamento con una nota di bianco fiore di gelsomino e ne scaturisce un accordo così intensamente e sensualmente floreale da sovrastare del tutto le note di testa, dove è dichiarato un trittico di pepi (bianco, nero e rosa) unito a foglie verdi che inizialmente non avvertiamo proprio. Il risultato fa ingannevolmente pensare a un profumo molto classico, ma la realtà è differente, poiché dopo pochi minuti, sovvertendo l’ordine prevedibile della piramide olfattiva, la testa speziata emerge eccome, amaricando e rendendo pungente la fragranza. Sempre tra le note di testa spicca la presenza di davana indiana che conferisce all’iniziale esplosione di fiori un sentore legnoso e soprattutto a tratti ricorda l’albicocca; più in generale aggiunge note fruttate che da questo momento in poi caratterizzano decisamente il jus fino verso la fase finale di coda, dove emerge un fondo bellissimo, tra le cose più convincenti sentite negli ultimi tempi, che danza in un equilibrio perfetto tra la dolcezza eterea della vaniglia e del musk e la profondità più terrena di un patchouli molto evidente e di un vetiver poco terroso, il tutto tenuto assieme dall’eleganza impeccabile del legno di cedro.